Nutrizione

La dieta dell’intestino - prima parte

In questo articolo voglio parlarvi dell’intestino in chiave microbica e del ruolo che questi microbi rivestono per la nostra salute.

Oggi sappiamo che ogni porzione dell’apparato gastro intestinale è colonizzata da una specifica microflora, la cui composizione è il risultato dell’adattamento alle condizioni ambientali locali e delle interazioni di tipo commensalistico o parassitico che si stabiliscono sia tra i componenti della comunità microbica stessa, sia tra questa e l’organismo ospite.

I fattori che definiscono la composizione e la concentrazione microbica nelle specifiche porzioni del nostro tratto digerente sono:

  • stile di vita della madre in gestazione/allattamento
  • tipo di allattamento (artificiale-al seno)
  • pH, presenza di enzimi gastrici
  • potenziale redox
  • velocità di transito peristaltico
  • concentrazione dei nutrienti
  • genotipo, sesso, età
  • dieta, farmaci, stato di maturazione immunitaria

Nell’ intestino sono reperibili fino a centomila miliardi di batteri, un numero 10 volte superiore a quello delle cellule presenti nell’organismo, i quali compongono un vero e proprio organo chiamato microbiota intestinale.

Questo ecosistema batterico, tipico per ciascun soggetto, è in grado di condizionare la nostra salute, le nostre scelte alimentari e, sul piano del peso corporeo, il successo o insuccesso della dieta.

Studi hanno infatti dimostrato che un rapporto Firmicutes/Bacteroides alterato a favore dei primi favorisce il sovrappeso, sia nell’uomo che nella donna.

I principali ceppi batterici del microbiota umano:

  • Firmicutes: aumentano l’assimilazione di zuccheri e grassi animali e sono associati allo sviluppo di obesità. L’ideale sarebbe averne come ospiti solo il 40% del totale;
  • Bacteroides: sono coinvolti nella fermentazione degli zuccheri e nella putrefazione di proteine; dovrebbero rappresentare il 55% circa dei vostri ospiti;
  • Prevotella: sono più rappresentativi di una dieta vegetale/vegana, ricca in fibre;
  • Ruminococcus: contribuiscono alla digestione e alla rielaborazione delle molecole dei carboidrati complessi. Si riscontrano di più nei soggetti con dieta ricca di polisaccaridi;
  • Proteobacteroides: indicatori di infiammazione intestinale, che dovrebbero essere presenti in quantità limitata, non superiore all’8%.

Dovete sapere che la maggior parte dei pazienti che fa richiesta di una consulenza nutrizionale manifesta problematiche più o meno importati di natura intestinale come stipsi, diarrea, gonfiore e coliche addominali, diverticolite, sindrome del colon irritabile (IBS).

In questi casi diventa imprescindibile ricorrere alla valutazione della composizione del microbiota intestinale per meglio formulare una dieta personalizzata, funzionale al risolvimento di queste problematiche.

Da anni utilizzo nella mia pratica come Nutrizionista a Cesena, il test del DNA del microbiota intestinale, che è in grado di fornire un’immagine concreta del proprio ecosistema intestinale per meglio impostare le scelte sia dietetiche che integrative.

Dr.ssa Monia Senni Biologa Nutrizionista