Dieta e Patologie

Sindrome dell’Intestino Irritabile: inquadramento diagnostico

Con il termine Sindrome dell’Intestino Irritabile (Intestinal Bowel Syndrome-IBS) si indica un quadro sintomatologico che in passato veniva denominato in molti altri modi: “colite spastica, colite nervosa, colite mucosa”, ma con il progredire delle ricerche il termine “colite” sembrava sempre meno appropriato poichè l’etimologia stessa della parola denota un processo infiammatorio che ha solo parzialmente a che vedere con la sindrome in questione.

La Sindrome dell’Intestino Irritabile appartiene al gruppo dei disturbi gastrointestinali funzionali caratterizzati da una combinazione variabile di sintomi cronici o recidivanti, non spiegabili con alterazioni strutturali o biochimiche.

La sindrome dell'intestino irritabile è una condizione molto comune e debilitante di origine multifattoriale che interessa una fetta della popolazione mondiale che va dal 5 al 20% maggiormente frequente nel genere femminile e con un tasso più alto di prevalenza dai 20 ai 50 anni.

LA IBS si manifesta con un disturbo funzionale diffuso del tratto gastrointestinale inferiore caratterizzato da dolore e/o gonfiore con distensione addominale e borborigmi, oltre che ad una condizione frequente di alterazione della motilità intestinale.

I criteri diagnostici ritenuti al momento più applicabili sono i cosiddetti criteri di Roma III che definiscono la sindrome dell’intestino irritabile come un disturbo caratterizzato dalla presenza di dolore o fastidio addominale presente per almeno tre giorni al mese negli ultimi tre mesi, associato ad almeno due delle seguenti caratteristiche:

  • dolore alleviato dalla defecazione
  • variazione della frequenza evacuativa
  • cambiamento nella consistenza delle feci.

La presenza di altri sintomi o segni (meno di tre evacuazioni alla settimana, più di tre evacuazioni al giorno, feci dure o caprine, feci molli o liquide, sforzo durante l’evacuazione, sensazione di incompleto svuotamento intestinale, presenza di muco con le feci e distensione addominale) contribuisce a rafforzare la diagnosi.

Dr.ssa Monia Senni Biologa Nutrizionista